UNA POLITICA ESTERA POCO AUTOREVOLE E PER NULLA SINCERA
OCCORRE CHE IL GOVERNO ITALIA ABBIA LA FORZA DI DARE UN ALT AI PRESUNTI ALLEATI, E LI METTA IN FILA, ESERCITANDO IL COMANDO CHE TUTTI SULLA CARTA LE ASSEGNANO. PER COMINCIARE UNA GUERRA SERIA E NON SUICIDA
I volti felici e insieme sconvolti di Filippo Calcagno e Gino Pollicardo dicono all’ennesima potenza drammatica i sentimenti di tutti noi.
I due sanno di averla scampata e i loro amici no. Dolore e gioia sono mescolati e stringono il loro cuore. Hanno ancora il dubbio, però, che la loro pena non sia finita, e nessuno li raccolga e li porti a casa. Nel biglietto non parlano a qualcuno, si rivolgono a un’entità lontana, indistinta.
In grado di intervenire? Molto addentro? Sappiamo come stanno le cose? Con quelle perentorie affermazioni Renzi intendeva giustificare la leadership di un qualsivoglia intervento politico, diplomatico, militare in Libia.Renzi non ha mai reso i conti di queste fanfaronate. Forse per questo all’Italia è stata riconosciuta una leadership sull’intervento in Tripolitania e Cirenaica solo a parole, poiché su quel terreno siamo imbattibili, ma nessuno si fida ad affidare la sorte dei propri uomini a chi non ha neppure lontanamente idea di quel di cui sta parlando. Oggi le cose stanno così: c’è un’assoluta carenza nell’analisi della situazione in Libia, ciascuno Stato si è fatta la sua in base al proprio particulare e organizza le sue truppe come gli pare. Manca una leadership autorevole dovrebbe toccare a noi! – che sia in grado di mettere in fila, in un ordine logico ed efficace, le energie dei Paesi che vogliono sradicare il terrorismo e dare stabilità alla Libia. E ciascuno batte colpi con i suoi mortali non nell’acqua, ma sulla carne viva di colpevoli o innocenti, ostaggi o sequestratori, non importa, dove colgo colgo, moltiplicando il caos, seminando ferite e piaghe, invece di estirpare il male assoluto. Il tutto accade «nel cortile di casa nostra», per usare un’espressione cara agli americani.
Gli americani il 19 febbraio scorso, avvertendo prima le autorità italiane, non si sa se trovando obiezioni o consenso, bombardarono la zona di Sabratha. Obama si complimentò con Mattarella per l’assenso dato e per la disponibilità a fornire basi per ulteriori azioni. Risultato? Trenta jihadisti uccisi. E quattro ostaggi morti. Tra loro, ovvio, nessun americano… C’erano sei sequestrati a Sabratha. Quattro ammazzati, due dagli americani, due fatti fuori per avventatezza dai para-governativi libici, due vivi. Oltre ai nostri poveri Salvatore Failla e Fausto Piano vanno messi nel conto due diplomatici serbi, Jovica Stepic e Sladjana Stankovic, rapiti nello scorso novembre. Se i servizi italiani sapevano e dunque era al corrente il governo di questo rischio, com’è che hanno dato il permesso agli americani di bombardare il nostro cortile?
Più probabile nulla sapessero. Ci fosse stato un Craxi, un Cossiga o un Berlusconi non sarebbe andata così, non ci avrebbero bombardato in cortile. Oggi non serve che gli italiani aggiungano le loro azioni avventurose e senza elementi di analisi a quelle di francesi, inglesi e americani. Occorre che il governo Italia abbia la forza di dare un alt ai presunti alleati, e li metta in fila, esercitando il comando che tutti sulla carta le assegnano. Per cominciare una guerra seria e non suicida.
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